Quella di Olivetti è una lezione globale e oggi, grazie al proprio patrimonio architettonico, Ivrea può diventare un centro culturale capace di ispirare le generazioni del presente e del futuro.

Cino Zucchi, Studio CZA, 2021

 

Nel 2018, anno in cui Ivrea è stata iscritta nella Lista dei Siti UNESCO, una cordata di imprenditori locali ha avviato un progetto di riqualificazione di uno dei complessi industriali più emblematici per la storia del nostro paese: le Officine ICO.

Officine ICO è uno dei 19 beni architettonici che costituiscono: Ivrea, città industriale del XX secoloLe officine si sviluppano su una superficie coperta di 45.000 mq e inglobano gli edifici che hanno segnato le tappe della crescita industriale della Olivetti. Il nucleo più antico è rappresentato dal complesso noto come “Mattoni Rossi” progettato da Camillo Olivetti sull’esempio degli opifici di fine ‘800 e inizio ‘900. Il primo ampliamento della fabbrica originaria venne realizzato nel 1934-1936 su progetto degli architetti Figini e Pollini, al quale seguirono negli anni altri ampliamenti, fino al quarto ed ultimo nel 1955-1958, conosciuto come “Nuova ICO”.

 

Il gruppo Icona, composto da diciotto soci paritetici interessati a stimolare energie creative nella zona, guidati dal presidente Andrea Ardissone, ha affidato allo Studio Cza la rigenerazione dei 45mila metri quadri delle Officine ICO. Queste ospiteranno nuovi spazi in coworking, sedi di aziende impegnate in ricerche tecnologiche avanzate, spazi sociali per i cittadini, la nuova sede del Laboratorio-museo Tecnologicamente, l’Info Point Unesco che introdurrà i visitatori all’intero complesso, un ristorante e luoghi sociali per il pubblico. Il restaurato Salone 2000, dove Adriano Olivetti teneva i discorsi ai dipendenti, diventa un luogo per eventi di nuova generazione, trasformando la Ico in un catalizzatore dell’eredità di Olivetti e incubatore per nuove forme di apprendimento e ricerca capaci di competere in uno scenario globale difficile e incerto.

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